Mi ero trasferita da poco in Francia nel 2018 quando ho iniziato a sentire parlare di “folie Vinted”, un fenomeno che stava rendendo sempre più semplice la compravendita di capi d’abbigliamento usati online, tanto da creare una “follia” appunto, un’euforia generale. L’ho provato quasi subito e ho venduto il primo paio di pantaloni meno di un’ora dopo aver messo l’annuncio, pazzesco!
A distanza di un paio d’anni, anche l’Italia ha conosciuto il fenomeno Vinted e, nonostante qualche pregiudizio sulla seconda mano, ha avuto un enorme successo anche qui. Quasi subito ho aperto la pagina “Nel frattempo su Vinted” in cui ho iniziato a raccogliere conversazioni assurde che avvengono tra gli utenti, ispirandomi a un profilo francese che faceva la stessa cosa.
Dopo qualche anno e dopo qualche migliaia di chat mandate al profilo, credo di aver individuato i 5 tipi di utenti che si possono trovare più di frequente sull’app di Vinted.
L’ex
Il tempo cura (quasi) tutte le ferite, per tutto il resto c’è Vinted. L’ex su Vinted si riconosce dal rancore con cui scrive la descrizione degli annunci, un mix di rabbia, lacrime e desiderio di vendetta alleviato solo dalla magra consolazione di liberarsi dei vestiti dell’ex in questione e di riuscire a guadagnarci qualcosa, anche se basterebbe già ripagarsi le sedute di psicoterapia. In verità, brucerebbe volentieri tutti gli averi dell’ex di turno, ma per questioni ambientali e legali ripiega su Vinted.
Il feticista
Non perde tempo ed è su Vinted per un motivo ben preciso: trovare calzini usati e provare a farsi mandare foto di piedi. L’utente feticista va subito dritto al punto e si riconosce quando inizia a chiedere informazioni sullo stato di pulizia dei calzini o delle scarpe. Potrebbe diventare insistente ma quasi sempre si fa subito da parte se non trova quello che cerca: non ha tempo da perdere, appunto.
Quello che pensava di essere su Tinder
Per comodità lo chiameremo Sandro. Sandro sa che esistono tante piattaforme nate esclusivamente con lo scopo di conoscere persone con cui uscire, ma finge di non saperlo e ci prova comunque. A volte abbastanza innocuo, potrebbe però trasformarsi in una grossa scocciatura e iniziare a chiedere insistentemente foto, il numero di cellulare o il vostro profilo Instagram. Ecco, non siate come Sandro.
Quello che vuole sempre negoziare
Non importa quale sia il prezzo di partenza, la negoziazione per questo tipo di utente è una sfida personale, e non ha nessuna intenzione di mollare. Ma proprio nessuna. Ma zero proprio.
Quello che non c’ha voglia
Questo è l’utente che ha messo l’annuncio non sa nemmeno perché, ma in realtà non aveva nessuno sbatti di occuparsene. Se (e solo se) si prenderà la briga di rispondervi aspettatevi risposte evasive, scordatevi di ottenere foto, misure o qualsiasi altro dettaglio. Se chiedete quanto misurano le maniche potrebbe rispondervi “tanto” e considerarla una risposta soddisfacente.
📚👀🎧 Letto, visto, ascoltato
La moda dell’artigianato come hobby, pezzo carino de il Post sulla crescente attrazione verso le attività manuali e creative, soprattutto da parte di chi fa lavori d’ufficio
Ho visto Past Lives e mi è piaciuto molto. Oltre a farmi venire voglia di andare in Corea (e di mangiare coreano), è una storia che fa pensare a quante versioni di noi e delle nostre vite potrebbero esserci, oltre a far riflettere su emigrazione e identità. Consiglio!
A proposito di cucina coreana, ho iniziato qualche esperimento culinario a casa prendendo ispirazione da The Korean Vegan Cookbook di Joanne Lee Molinaro , ma anche da Memisshi Cooks Korean e da James Bok (soprattutto i video in cui cucina con la mamma).
🧶✂️ Brand del mese
Visto che la primavera sta per arrivare, questo mese ho pensato a una selezione di camicette carine di brand di upcycling e di piccoli brand artigianali a prezzi più che onesti. Non sono tutti brand da cui ho acquistato, per cui se prendete qualcosa fatemi sapere :)
Before July è il piccolo brand inglese di Elisa Jaycott, realizza abbigliamento made to order nell’arco di 4-5 settimane e apre le liste per gli acquisti solo quando riesce a occuparsi degli ordini. Usa soprattutto tessuti deadstock e c’è la possibilità di realizzare i capi su misura.
Anche loro inglesi, Tipsy Flamingo Clothes fa queste camicette upcycled da tessuti e tovaglie vintage che sono una più bella dell’altra.
Questa camicetta invece l’ho presa su Vinted da una ragazza francese che fa upcycling e mi piace tantissimo, ha anche un profilo instagram appena nato che si chiama Les culottes à Ginette! Allego foto da Vinted perché non ha ancora caricato molte foto sul suo profilo:
Studio Rosalie è francese e fa queste camicette handmade un po’ principesche con maniche a sbuffo, colletti ampi e fiocchetti, perfette per chi non si è ancora ripreso da Poor Things.
E infine abbiamo Giulia di Prospero, che realizza camicie con una cura sartoriale e un’attenzione ai dettagli incredibile.
📅 Eventi
➡️ Giovedì 7 marzo alle 18.15 ci sarà il primo evento del format Behind the Tag, una serie di eventi che unisce il mondo della moda sostenibile e il mondo digitale con l'obiettivo di scoprire cosa si nasconde dietro l'etichetta dei nostri vestiti e di esplorarne l'impatto sociale e ambientale. Io sarò lì come moderatrice dell’evento, nel primo appuntamento parleremo di economia circolare e start up innovative.
Ci vediamo al Talent Garden di Torino, info e iscrizione gratuita qui!
➡️ Dal 15 al 17 marzo ci sarà Digital Artifex, il festival dell’artigianato e dell’innovazione digitale al Centro Culturale San Gaetano di Padova. Io sarò ospite in un paio di talk, sabato 16 alle 14.30 per parlare del rapporto tra brand e content creator e domenica 17 alle 11:00 per il Creator Lab, in cui parleremo delle nuove professioni digitali.
Lascio qui il programma perché ci sono diversi ospiti e talk interessanti. Se ci siete battete un colpo!
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